"Il Pre-Universo e i Multi-Versi" di Federico Bellini
"Siamo tutti parte di un disegno più grande,
il
problema è che ci accontentiamo
solo
dello scarabocchio."
Ma
prima del nostro Universo cosa c’era?
Quante volte avrete letto questa domanda in chissà quanti articoli su giornali,
riviste specializzate, siti internet o sui Social. A questa domanda possiamo al
momento rispondere con un “nessuno lo sa”
e che qualsiasi teoria in merito è puramente concettuale. Possiamo fare delle
ipotesi di lavoro su cui iniziare un cammino di ricerca, incrociare dati per
dare valenza più ad una teoria rispetto che all’altra, ma attualmente il
livello della nostra comprensione non è ancora in grado di concepire, anche
lontanamente, tutto questo. Se è potenzialmente da prendere in considerazione
la teoria per la quale, scientificamente, il nostro Universo sarebbe il
risultato di un altro precedente, in un consequenziale o infinito “riciclo cosmico”, si potrebbe teorizzare
che persino l’Universo che ci ha preceduto, così come quello che seguirà dopo
la fine del nostro, sarà esattamente uguale all’attuale ma con un surplus di
dati in più.
Per spiegarvi questo concetto,
apparentemente difficile, utilizzerò la metafora delle Cartelle di un Computer.
Immaginate di posizionare - e se siete davanti al vostro PC, potrete
sperimentarlo direttamente, dal momento che avrete fatto questa operazione
chissà quante volte -, tre Cartelle
nel vostro Desktop, una di fianco
all’altra. Al centro posizionerete una Cartella
nominandola Universo, a sinistra una Cartella nominandola Pre-Universo e sulla destra, un’altra Cartella nominandola Post-Universo.
Tutte e tre le Cartelle suono vuote e
devono essere riempite e per farlo vi avvarrete del Computer stesso come Fonte di
Informazioni che andrete ad inserire all’interno della Cartella. Seppure possiate riempire indistintamente una delle tre Cartelle come meglio preferite, distribuendo
tali informazioni liberamente, anche frazionandole, avete però deciso di
avviare un processo per accumulazione, che partendo dalla Cartella del Pre-Universo una
volta raggiunto un certo Limite, tali
informazioni verranno trasferite tutte o in parte in quella successiva, la Cartella dell’Universo, e dove anche in
questo caso, conclusosi un Ciclo, le
informazioni saranno trasferite nell’altra Cartella
del Post-Universo e così via.
Pertanto, queste tre Cartelle o Universi, o chissà quanti altri, potenzialmente possono già
coesistere in simultanea uno di fianco all’altro, come Pre-Universi in quanto Vuoti
e nell’attesa di essere riempiti, ma anche come Multi-Versi in quanto coesistenti. In quest’ultima possibilità, a
seconda delle regole decise, e modificabili anche in corso d’opera, alcune Cartelle potranno portare avanti questo
esperimento di accumulazione del Materiale
in esso contenuto, e che facendo esperienza, condurrà a nuove soluzioni, ma
potranno nel Desktop coesistere anche
altre infinite Cartelle che non
interagiranno mai con tale processo, operando indipendentemente da esso.
Ovviamente
tutte queste Cartelle potrebbero
essere cancellate con un semplice Click
dal proprio Creatore, e in qualsiasi
momento…
A questo punto sorgono ulteriori domande
che necessitano di una risposta. Esiste pertanto un Computer con uno Schermo
o Desktop in cui si trovano tutte
queste potenziali Cartelle/Universi,
- e tali possono essere considerati
lo Specchio o lo strumento dell’Operatore/Creatore seduto davanti -, che
sfruttando i mezzi che il Software
mette a sua disposizione per creare dati, andrà poi ad inserirli all’interno
delle varie Cartelle/Universo per
dare inizio a questo processo esperienziale. Perciò il Vuoto iniziale contenuto in ogni Cartella è come la metafora della Giara indiana, perché nulla toglie che, oltre di essa, possano
esisterne altre con all’interno lo stesso Vuoto,
in attesa di essere riempito.
Quel Vuoto
però è illusorio, in quanto contenuto all’interno di un altro Contenitore inizialmente Vuoto, e che solo la volontà del Creatore
potrà cominciare a riempire di dati, informazioni e idee. Questo implica che Computer e Creatore siano anche separati e che il Computer possa essere un’estensione o lo Specchio delle operazioni del Creatore
per operare, lavorare e comprendere sé stesso, proprio come sto facendo
personalmente in questo istante, scrivendo questo Corso, o tu lettore, leggendolo magari seduto davanti al tuo Computer.
Comprendo che a questo punto le domande
sarebbero innumerevoli a cui dare risposta, perché ci viene subito spontaneo
chiedersi quale sia la natura di questo Computer,
dove si trovi il Creatore stesso, e
in che ipotetico Spazio agisce, se ha
fabbricato personalmente quel Computer,
se addirittura è stato realizzato da Altri.
Tutte domande che al momento non avranno risposta.
«Ask
veitk standa,
heitir
Yggdrasill
hár
baðmr, ausinn
hvíta
auri;
þaðan
koma döggvar
þærs
í dala falla;
stendr
æ of grænn
Urðar
brunni.»
«So
che un frassino s'erge
Yggdrasill
lo chiamano,
alto
tronco lambito
d'acqua
bianca di argilla.
Di
là vengono le rugiade
che
piovono nelle valli.
Sempre
s'erge verde
su
Urðarbrunnr.»[1]
Yggdrasill nell’antica mitologia
norrena, è l'Albero Cosmico o l'Albero del Mondo. Secondo Völuspá sarebbe un frassino, mentre per
Rodolfo di Fulda, monaco benedettino del IX secolo, che lo denomina come
Irminsul è invece un tasso o una quercia, (alberi comunque sacri presso i
popoli del Nord Europa); il suo nome significa con ogni probabilità "Cavallo di Yggr", in quanto il
termine "Cavallo" è la metafora
per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei
tanti nomi di Óðinn (Odino), in
questo caso con il riferimento al mito secondo cui Óðinn, alla ricerca della
sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'Albero Cosmico, sacrificando così "sé stesso a sé stesso".
Questo Albero sorregge con i suoi rami i Nove Mondi nati dal sacrificio di Ymir: Ásaheimr, Mondo degli Asi, Álfheimr, Mondo degli Elfi, Miðgarðr, Mondo
degli Uomini, Jötunheimr, Mondo dei Giganti (Jötunn), Vanaheimr, Mondo dei
Vani, Niflheimr, Mondo del Gelo (o della nebbia secondo altre versioni),
Múspellsheimr, Mondo del Fuoco, Svartálfaheimr, Mondo degli Elfi Oscuri e dei Nani
ed Hel, Mondo dei morti. Questi Nove Mondi
costituiscono l'intero Universo.
Esso sprofonda sin nel regno infero
mentre i suoi rami sostengono l’intera volta celeste così come è il luogo dell’Assemblea quotidiana degli Dèi che vi giungono cavalcando il ponte
di Bifrost (l’Arcobaleno), vigilato dal dio Heimdallr.
Guarda caso, in informatica, un Albero o struttura ad Albero è un aggregato di dati che si riconduce al concetto di Albero con Radice presente nella Teoria dei Grafi[2]. Tale Albero si compone di due tipi di sottostrutture fondamentali: il Nodo, che in genere contiene informazioni, e l’Arco, che stabilisce un collegamento gerarchico fra due nodi, un po’ come il Bifrost norreno; si parla allora di un Nodo Padre dal quale esce un Arco orientato che lo collega ad un Nodo Figlio.
Ma non è tutto, perché ogni Nodo può avere al massimo un unico Arco entrante mentre dai diversi nodi
possono uscire diversi numeri di archi uscenti. L’Albero, inoltre possiede un unico Nodo privo di Arco entrante
e questo viene detto Radice (Root)
dell’Albero stesso, e ogni Nodo che non presenta archi uscenti è
detto Foglia, così come in ogni Albero Finito, cioè con un numero finito
di nodi, si trova almeno un Nodo Foglia;
un Nodo, inoltre, può essere
contemporaneamente Padre (se ha archi
uscenti) e Figlio (se ha un Arco entrante, ovvero se è diverso dalla
Radice), così come solitamente ogni Nodo porta con sé le Informazioni e anche una Chiave con cui è possibile identificarlo
univocamente all’interno dell’Albero.
Arrivati a questo punto del nostro
viaggio nella comprensione dell’Universo, gli universi pre-esistenti e i Multi-Versi, non penserete che sia
finita qua, perché per spiegarvi in modo ancora più semplice tale concetto,
richiamerò alla vostra memoria una tradizione che ogni anno, nel mese di
dicembre, specie in occidente, realizziamo nelle nostre case: l’Albero di Natale!
Il nostro Albero di Natale è la perfetta metafora dell’Albero Cosmico, dell’Albero
di Odino, dell’Albero Informatico,
del principio stesso del Tao, perché
ogni palla o sfera appesa, al suo interno Vuota,
rappresenta un Universo a sé che coesiste insieme a tutte le altre appese su
ogni ramo.
Gli Alberi da sempre affascinano gli
uomini per la loro longevità che nel tempo è in grado di collegare varie successive generazioni umane, per la sua potenza
espressa dai tronchi poderosi, la maestosa dimensione delle chiome, tanto da
essere utilizzato sin dall’antichità come metafora cosmica, attribuendogli
sacralità. Simbolo universale è ravvisabile nella: Quercia di Zeus e Pan, l’Olivo
di Atena, il Mirto di Afrodite, il Fico di Dioniso e Marte, il Cipresso, tuttora simbolo di morte
presso molti popoli e caro al Dio degli
Inferi Plutone, la Vite a
Dioniso, il Salice di Osiride, il Sicomoro di Hator, la Mela e la Rosa erano il frutto e il fiore sacro di Afrodite, in Egitto la Rosa era sacra ad Iside, come i Pomi d’Oro erano coltivati nel giardino
sulle pendici del Monte Atlante.
L’idea dell’Albero Rovesciato ha avuto una diffusione impressionante, che va da
Platone a Dante, dalla Siberia, la Scandinavia all’India, e qualsiasi paese
questa metafora abbia raggiunto, ha assunto le forme in natura a lei più
congeniali ed appropriate: il Frassino
nel Nord Europa, l’Olivo nei paesi
islamici mediorientali e nord africani, la Betulla
e il Larice in Siberia, il Ficus in India. Tutto questo a
dimostrare come il comportamento umano, nei riguardi del mito, rifletta il
desiderio di cogliere nell’essenziale del mondo le origini di ogni cosa, il “Centro”, l’inizio assoluto quando furono
creati gli Uomini e il Cosmo. Per questo motivo l’Albero di Natale viene allestito e così addobbato durante le
festività del mese di dicembre, perché nella ricorrenza cristiana della nascita
del Cristo, in realtà si celebra la
venuta alla luce del Bambino Cosmico,
metafora dell’Universo appena nato.
L’Albero
Cosmico è il mediatore tra le profondità della Terra e quelle siderali del Cielo,
non è un caso che nella mitologia induista l’Universo sia diviso in sette
continenti concentrici, ognuno circondato da un oceano e riconosciuto
nominalmente dall’Albero da cui gli
abitanti traggono beneficio. Non è nemmeno un caso che sotto le fronde di un Ficus, il Buddha ebbe l’Illuminazione (o Risveglio).
L’Uomo nasce, quindi, dall’Albero (come similmente avveniva anche nella tradizione druidica) e, alla sua morte, viene sepolto in un albero cavo, restituito alla Dèa Madre, o l’Albero che lo partorì. E a dimostrazione dell’esistenza di una matrice comune di base dalla quale tutti i popoli antichi hanno attinto per comprendere la Realtà della Natura che osservavano, ci viene in aiuto anche Platone, il celebre filosofo greco antico che ci racconta che l’uomo è una pianta celeste, un Albero Rovesciato, le cui radici protendono verso il Cielo e i rami verso la Terra. Molti secoli più tardi anche il nostro sommo poeta Dante, nel Purgatorio della sua Divina Commedia (Canti XXII e XXV) descrive due Alberi Rovesciati, vicino al vertice della montagna, immediatamente sotto il piano dove è situato il Paradiso Terrestre; essi, è evidente sono l’Albero della Vita e del Bene e del Male presenti nella Genesi biblica, di cui le Anime del Purgatorio hanno fame e sete, ma di cui non possono nutrirsene e salire.
Carl Gustav Jung[3] durante le sedute con i
suoi pazienti si accorse che ad una quantità considerevole di essi, nei loro
momenti di crisi, gli appariva un Albero
come sorta di sostegno del processo di integrazione e della propria crescita.
Inizialmente, senza avere alcuna idea del simbolismo insito in questa rappresentazione
arborea, queste persone sognavano, dipingevano o sentivano la necessità di
camminare nei boschi, traendo beneficio dai loro poteri terapeutici. Sostanzialmente,
l’Albero che i suoi pazienti
vedevano, rappresenta l’Inconscio, il
tronco la Mente Conscia e la chioma
l’Individuazione, l’Anima dell’uomo, che tramite questo
simbolo universalmente diffuso, conduce l’individuo integrato a ritrovare il
suo “Centro” o “Cerchio” completo, trasmutando alchemicamente tutti gli aspetti
della propria personalità.
Fondamentalmente ogni Uomo è un Albero Cosmico, e in quanto tale un Mondo, un Universo a Sé, ma che coesiste insieme a tutti gli
altri in un piano dimensionale fatto di tanti Uomini o Multi-Versi, simili ma differenti ed unici, e
dove l’eterno Ciclo della Nascita, la Maturità e la Morte (Rinascita) rappresentano le tre fasi del
Pre-Universo, dell’Universo, e del Post-Universo descritte inizialmente in questo capitolo.
[2] I grafi sono strutture
matematiche discrete che rivestono interesse sia per la matematica che per
un'ampia gamma di campi applicativi. In ambito matematico il loro studio, la Teoria dei Grafi, costituisce
un'importante parte della combinatoria; i grafi inoltre sono utilizzati in aree
come topologia, teoria degli automi, funzioni speciali, geometria dei poliedri,
algebre di Lie, così come si incontrano in vari capitoli dell'informatica (ad
esempio per schematizzare programmi, circuiti, reti di computer, mappe di
siti). Essi inoltre sono alla base di modelli di sistemi e processi studiati
nell'ingegneria, nella chimica, nella biologia molecolare, nella ricerca
operativa, nella organizzazione aziendale, nella geografia (sistemi fluviali,
reti stradali, trasporti), nella linguistica strutturale, nella storia (alberi
genealogici, filologia dei testi), etc.
[3] Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio
1875 - Küsnacht, 6 giugno 1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista,
antropologo e filosofo svizzero, una delle principali figure intellettuali del
pensiero psicologico e psicoanalitico. La sua teoria e conseguente tecnica, di
derivazione psicoanalitica, è chiamata "psicologia analitica" o "psicologia del profondo". Inizialmente vicino alle concezioni
di Sigmund Freud, se ne allontanò nel 1913, dopo un processo di
differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di La libido: simboli e trasformazioni. In
questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica
dalla storia del singolo alla storia della collettività umana. Secondo Jung, di
fatto, esiste un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi, oltre a
un inconscio individuale, dove la vita dell'individuo è vista come un percorso,
chiamato processo di individuazione, di realizzazione del sé personale a confronto
con l'inconscio individuale e collettivo.
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Parte I - Cosmogenesi / Lezione I, 1.2 - Il Pre-Universo e i Multi-Versi