"Il Laboratorio Marziano" di Federico Bellini
Marte è sovente associato al colore
rosso, al colore del sangue, così come a livello astrologico simboleggia la
passione, l’ira, le opposizioni in genere. Il suo Dualismo è così potente da condurre, per necessità, alla battaglia
perenne, tanto si pensa che nessun uomo resti totalmente indenne dal suo
influsso. Ad esso è associato il Ferro,
gli istinti e le passioni animali, il martedì
(Marte-dì o Giorno di Marte) secondo giorno della settimana, e alcune zone del Corpo come la Fronte, il Naso, il Cranio, ma soprattutto il Sistema Muscolare e la Sessualità. Esso incarna qualità di Forza che regolano la nascita e la
morte, la generazione e la distruzione, l’egoismo, e per questo motivo è stato
spesso identificato con una moltitudine
di divinità, con accostamenti non di rado sorprendenti.
Egli è l’Adamo-Jehovah, il Brahmâ,
perché essi incarnano i poteri generatori primitivi ed originari, destinati
alla procreazione umana. Il nome Adam
significa letteralmente “rosso”[1] o “Uomo della Terra Rossa” (o “Essere
Rosso”), dato che si fa risalire l’origine etimologica del nome Adamah (“Tratto dalla Terra”), seppure la parola
dam (“sangue”), dimostra una
differenza apparente non di poco conto, visto che in realtà tutti questi
termini hanno una radice unica. Altro aspetto singolare è che Adamah,
originariamente, non era la terra intensa in senso generale (erets), né
l’elemento terra (iabashah, parola che sta ad indicare l'aridità del terreno),
ma caratteristiche, forse, proprie dell’argilla rossa, per le sue peculiarità
di essere plastiche e adatte a ricavarne delle forme.
La “Terra
Rossa”, ermeticamente diventa la “Materia
Prima”, così come in latino, la parola humus
(“terra), è altrettanto vicina ai
termini di homo e humanus, e quanto alla parola dam (“sangue”), anch’essa deriva dalla stessa
radice di Adam[2] (l’aleph iniziale,
esistente nella radice, scompare nel derivato, non costituendo un fatto
eccezionale), in quanto il Sangue è
propriamente un liquido rosso che ha al suo interno un composto chimico
fondamentale, il Ferro, lo stesso Ferro che si trova anche sul nostro
pianeta, nel Sole, ma persino sul pianeta Marte, il quale arrugginendo gli ha
conferito quella colorazione rossastra di superficie, a noi oggi nota.
Adamo, perciò, è rosso, come lo è Marte[3], il Dio della Guerra, come il suo omologo indiano Kârttikeya (“lo zampillante”), nato dal sudore o dal
proprio seme gettato nel fuoco e nel Gange. Analogamente a Adamo, non-nato dal
ventre di una donna, anche del suo omologo indù si narra nel Mâhabhârata lo stesso tipo di “concepimento”, oltre ad essere chiamato
“Lohita”, il Rosso, come Adamo, annoverato, quindi, tra i “primi uomini”. Eppure, anche Jehovah (YHWH), più tardi divenne il “Signore degli Eserciti” e quindi un vero
e proprio Dio della Guerra,
conducendo cruente e sanguinose battaglie, proprio come Caino, che uccise suo
fratello (“il cui sangue gridò al suolo”),
e aprì di prepotenza la bocca della Terra per farne ricevere il suo sangue in
sacrificio.
Per gli antichi egizi era Ḥr Dšr o “Horus il Rosso”, il figlio di
Osiride/Orione e Iside/Sirio, sovente identificato con la nascita del nuovo Ciclo sulla Ruota Zodiacale
dell’eclittica, ove giacciono le Pleiadi
(Taurus), le Madri di Marte per gli
Indù. (Gli ebrei lo chiamavano Ma’adim o “colui
che arrossisce”, da cui deriva il nome di uno dei maggiori canyon di Marte:
Ma’adim Vallis; gli arabi lo
denominavano al-Mirrikh; i Turchi Merih e i persiani Merikh, mentre in estremo
Oriente ci si riferiva al pianeta come la “Stella
Infuocata”). Nel nostro occidente, oltre all’Ares
(Greco), il Marte (Romano), si menziona anche il Laran (Etrusco), sposato con
Turan, “la signora” (Venere), la dèa
raffigurata con molti specchi, ma oltre ai Romani, non è raro che altri popoli
antichi rivendicarono la divinità come loro antenato, ad esempio i: Marsi, i
Marrucini, i Mamertini, etc.
Ad Ares, così come poi a Marte, furono
attribuite molte avventure amorose, anche se la più famosa resta la relazione
clandestina con Afrodite (Venere), sposata con Efesto (Vulcano), unione dalla
quale furono generati i figli: Armonia, Eros (Cupido), Deimos e Fobos. Ebbe
numerosi figli anche con donne mortali, ma molti di loro furono poi uomini
violenti, inospitali, che attaccavano ed uccidevano, lasciandosi andare a veri
e propri atti di crudeltà (come il biblico
Caino). Resta il fatto che fosse iconograficamente raffigurato come un giovane
muscoloso, bellissimo, sessualmente dotato, prestante, cinto di corazza ed
elmo, armato di scudo, lancia e spada. Di statura sovrumana, si racconta che
emetteva grida terribili, capaci di terrorizzare e far fuggire i nemici, e
seppure prediligeva il combattimento a piedi, era spesso ritratto su di un
carro trainato da quattro corsieri ed accompagnato dai due demoni suoi figli,
che gli servivano anche da scudieri, Deimos (la Paura) e Fobos o Phobos (il Terrore),
ma anche dalla sorella Eris (la Discordia),
capace di suscitare nuove guerre, alimentando gelosie, spargendo voci maligne,
e da Enio, Dèa della Guerra[4].
Ulteriori informazioni ci arrivano dagli
antichi romani, i quali seppure avevano derivato le loro divinità principali
dal pantheon greco, riuscirono a crearne un sincretismo grazie alle conoscenze
che acquisirono di pari passo con il loro immenso impero. Marte, dal latino Mars, ha un etimo sconosciuto, anche se
ha nomi affini quali: Marmar, Marmor, Mamers, Mayors, etc. Secondo la mitologia
romana più antica, questa divinità italica, figlia di Giove e di Tellus, era
in realtà un dio guerriero ma non della guerra, e presiedeva al tuono, la
pioggia, la forza della natura e la fertilità (e quindi anche la sessualità).
Solo con la più tardiva associazione con Ares, divenne prevalentemente il Dio della Guerra, ma a parte questo,
rispetto al suo alter ego greco, assunse un ruolo più importante dato che fu
considerato nientemeno che il padre del popolo romano[5] e di tutti gli italici; si
racconta, infatti, che Marte, unitosi sessualmente con la vestale Rea Silvia,
avrebbe generato Romolo e Remo, i fondatori di Roma.
(Venere e Marte sorpresi da Vulcano, Padovanino)
Data l’origine indoeuropea dei Latini,
si può ipotizzare che la radice *MAR- che descrive l’idea di luccicare, brillare,
dal sanscrito (maric’i)[6], raggio di luce, o dal
greco marmairo, splendo, sarebbe
anche la stessa radice del termine “marmo”,
la pietra “che splende”, perciò il
significato di Marte, sarebbe: “Colui che
lancia bagliori”.
E di bagliori rossastri ne lancia il
pianeta omonimo, Marte, che per l’astronomia è il quarto pianeta in ordine di
distanza dal Sole, con un diametro equatoriale pari a circa metà di quello
terrestre e dalla forma quasi sferica. Per la sua luminosità, che non di rado
rivaleggia con quella di Giove, e la sua caratteristica colorazione
rosso-arancione, dovuta alle grandi quantità di ossido di ferro che ne ricoprono
la superficie (come alle fini polveri sospese nell’atmosfera), ne colorano
anche il cielo e la sua luce riflessa visibile dalla Terra, tanto da essere
chiamato sin dall’antichità come il “Pianeta
Rosso”.
Osservato sin dai tempi storici da
Aristotele, che ne notò il passaggio dietro la Luna, ottenendo una prova
empirica della concezione di un Universo geocentrico, a Galileo Galilei, che
nel 1609 lo osservò per la prima volta con il suo cannocchiale, nel 1877 fu la
volta dell’altro italiano Giovanni Schiapparelli, che effettuò delle accurate
osservazioni che lo portarono a disegnare una prima mappa dettagliata del
pianeta e che prevedeva vallate, montagne, mari, laghi e persino dei “canali”. Poi arrivarono le prime
immagini ravvicinate del pianeta, quando nel 1965 la sonda americana Mariner 4, ne mise in evidenza i suoi
tratti più caratteristici, sino alle più straordinarie e recenti missioni
spaziali.
Seppure piccolo e rosso è comunque il
pianeta più simile al nostro, presenta infatti formazioni vulcaniche (tra cui
l’enorme vulcano che Schiapparelli nominò Monte
Olimpo, che con i suoi 26 km di altezza e 600 di larghezza, è ritenuto ad
oggi, essere uno dei più vasti dell’intero Sistema
Solare), valli, larghi canyon dovuti ad antiche erosioni, calotte polari,
deserti sabbiosi (dove frequenti sono anche le tempeste di sabbia scatenate in
superficie dai suoi venti impetuosi), così come l’inclinazione dell’asse di
rotazione e la durata del giorno, sono equiparabili a quelli terrestri. Insomma,
la sua similarità con il nostro pianeta, ha dato luogo a progetti
avveniristici che prevedono massicci interventi tecnologici, allo scopo di
permettere una sua futura colonizzazione (tramite il processo della “terraformazione”).
Marte presenta un’atmosfera formata
quasi esclusivamente da anidride carbonica (il 95%), azoto, argo ed altri gas
che, unita all’estrema rarefazione, determina una forte escursione termica, con
temperature medie superficiali piuttosto basse (tra i -140°C degli inverni ai
20°C dell’estate, specie all’equatore), con una scarsa capacità di trattenere
il calore al suolo, oltre ad avere una gravità molto debole, circa il 38% di
quella terrestre. Inoltre, ha anche due satelliti, Phobos e Deimos, di piccole
dimensioni e di forma irregolare, scoperti nel 1877 da Asaph Hall, ma attorno
alla loro conoscenza vi è un mistero ancora oggi insoluto, e che risale a ben
150 anni prima, dato che Jonathan Swift nel 1726, nel suo celebre libro i “Viaggi di Gulliver”, li aveva
perfettamente descritti…
«Hanno
(gli astronomi lillipuziani) pure scoperto due stelle minori, o satelliti, che
girano intorno a Marte, dei quali il più vicino dista dal centro del pianeta
principale esattamente tre volte il suo diametro, e il più lontano cinque. Il
primo compie il suo giro in 10 ore, il secondo in 21 e mezzo[7],
cosi che i quadrati dei loro tempi periodici sono quasi nella stessa
proporzione con i cubi delle loro distanze dal centro di Marte, cosa che mostra
chiaramente come siano governati da quella stessa legge di gravitazione che
agisce sugli altri corpi celesti.» (Jonathan Swift, Parte III, Cap. III, Viaggio a Laputa).
Ma non è tutto, perché persino Voltaire,
nel 1750 descrisse l’esistenza delle due lune di Marte nel suo romanzo “Micromegas”, dove raccontava la storia
di un Gigante proveniente da Sirio,
in vi-sita nel nostro Sistema Solare…
Per certo sappiamo che sia Voltaire e Jonathan Swift furono membri della Massoneria, e che quest’ultimo fosse in
contatto anche con i Rosacroce, la
segretissima società iniziatica che si era originata parallelamente a quella
dei Cavalieri Templari, se non
addirittura secoli prima, come citano alcune fonti. Tutte considerazioni che
avvalorano la tesi che frammenti di conoscenze di antichissime Civiltà, siano state conservate dai vari
popoli della Terra, poi venute in possesso di circoli iniziatici (Rosacroce, Templari, Massoneria,
etc.), diffondendosi segretamente ed arrivando sino a noi oggi.
E Risulta chiaro che gli accadimenti
celesti rispecchino i racconti mitologici. Seppure la scienza astronomica o
l’astrofisica, sia in grado di sondare i misteri più lontani del Cosmo, ancora riserva grosse lacune
circa l’origine del nostro Sistema Solare.
Ma sono singolari, comunque, le storie che provengono dal Mito, come quella di Efesto (Vulcano) infante, zoppo e deforme, che
venne gettato giù dall’Olimpo dalla
madre Era (la Hathor egizia), così come probabilmente il piccolo pianeta
Vulcano che ruotava in un orbita coeva a quella di Mercurio, fu scagliato dentro
le viscere della Terra ai primordi del Sistema
Solare, così come Efesto (Vulcano), decise di rintanarsi nelle caverne del
nostro pianeta dopo la vergogna dei ripetuti tradimenti di sua moglie Afrodite
(Venere) con Ares (Marte), e l’ulteriore esilio (forzato o meno) dall’Olimpo in età adulta.
I cambiamenti apocalittici che all’epoca
si verificarono, scatenando la distruzione di pianeti non più esistenti o alla
devastazione di altri, nonché all’attuale conformazione del Sistema Solare, portò anche alla generazione
di ulteriori nuovi “elementi celesti”.
Nel mentre Efesto (Vulcano), si rintanò all’interno della Terra[8], generando ulteriori
figli, dall’unione di Ares (Marte) e Afrodite (Venere), o comunque dalla loro
interazione, nacquero numerosi figli, proprio come in Genesi si afferma che Adamo prima della sua morte, sopraggiunta a
930 anni - e dopo essere anch’egli caduto
sulla Terra -, generò con Eva "figli
e figlie"[9].
(Il Primo Lutto, di
William-Adolphe Bouguereau)
Questo dimostra come l’interazione planetaria
e la caduta di oggetti stellari sulle superfici, abbia poi potuto generare
ulteriori corpi celesti, come ad esempio i satelliti o le lune, come della
Terra (la Luna) o di Marte (gli attuali Deimos e Phobos) ma sicuramente un
tempo in numero maggiore, ma poi dispersi, disintegrati e/o ricaduti al suolo,
proprio come i tanti figli generati dalle divinità sopra menzionate. In
accadico, Adamu[10],
significa “fare”, “creare”, con il senso di “che è stato creato” o “creatura”, sincretismo terminologico che
ci conduce anche al “creato dal suolo”,
“creatura della terra”, o “creato dalla terra rossa”.
«E
Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza:
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli
animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E Dio creò
l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la
terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e
su ogni essere vivente che striscia sulla terra.» (Genesi 1,26-28)
In una seconda versione, Adamo viene
plasmato con la polvere della terra:
«Allora
il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un
alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.» (Genesi 2,7)
E dalla sua costola[11] venne generata la Prima Donna, Eva:
«Allora
il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse
una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la
costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.» (Genesi 2,21-22)
A questo punto sarà bene spendere anche
qualche parola sul significato etimologico della compagna di Adamo, Eva, e
delle sue implicazioni di non poco conto. Essendo la Prima Donna, secondo la Bibbia,
creata da Adamo e quindi carne della sua carne, il nome Eva corrisponde al
sumero “ama” che significa Madre. Il nome ebraico di Eva, inoltre,
presenta delle ulteriori caratteristiche interessanti, perché è costituito da
tre lettere, Hawwah (a-vu-va), molto simile al tetragramma sacro, le 4 lettere
di Yahweh (YHWH); ne manca una di esse, “Yah”, che rappresenta la stilla
divina, la goccia di divinità nell’Uomo.
Se consideriamo che tutte le tradizioni
mistiche ci istruiscono sul fatto che Dio
è nell’Uomo, e che il percorso della propria riscoperta o risveglio, è
attraverso un viaggio iniziatico all’interno di Sé, nella propria discesa e la conseguente risalita, dove “Yah”
rappresenta la Testa, simbolicamente
la Testa dell’Uomo e che l’Uomo ha
reciso nel momento del peccato originale,
il suo ponte di collegamento con il divino, - seppure Dio è sempre presente in
“germe” nell’Uomo -, è rappresentato dai Piedi,
un seme che deve ricrescere ed andare a formare una nuova Testa.
Tolto lo Yah da Yahweh resta così
Hawwah, Eva, che rappresenta la “Vedova”
(come vedova rimase Iside del marito Osiride), ovvero ciò che resta della
natura deprivata e che le dà un senso, il Seme
Divino, per questo motivo Eva è Madre,
è la Materia fecondata con il Seme Divino. Parte di Adamo, è egli
stessa Adamo e compito del Primo Uomo
è riscoprire la Eva che è in lui, così come l’opera di Eva è di ricevere e
nutrire l’Adamo in questa opera di riscoperta. Ma la Vedova è anche colei che, senza il consorte, nutre e cresce il
figlio (l’Horus o il Cristo), in quanto Vedova
del Divino, e si unisce a Adamo attraverso un matrimonio dove potrà mettere
al mondo quel bambino come ritrovata unità (il 2 che ritorna 1 nella
prospettiva Numerologica).
Eva fu morsa dal Serpente al calcagno o tallone, rappresentando “l’origine della ferita”, ossia il primo
punto di partenza per un cammino di redenzione. Giacobbe teneva per il calcagno
il fratello Esaù, Achille aveva lì il suo punto debole, Edipo, etimologicamente
significa “piede gonfio”, come Cristo
laverà i piedi (e non le “mani” degli Apostoli prima dell’Ultima Cena). Il piede ferito diventa, così, la manifestazione del
“primo errore” dell’Uomo, il Peccato Originale, ovvero dell’essere
scesi verso i Piedi, la materialità,
invece che salire alla Testa, dopo
che egli scelse l’Albero del Bene e del
Male, la Conoscenza (mentre ciò
che di Divino è in lui, è la Coscienza); la Conoscenza, quindi la razionalità, divide, mentre la Coscienza, comprende ed unisce.
Nel Bereshit
Rabbah, la raccolta dei Midrashim
del primo libro della Bibbia, la Genesi, viene riportato che in principio
Adamo, era ornato con una sorta di coda che poi perse, così come prima del Peccato Originale, sia Adamo che Eva,
presentavano sulla superficie del Corpo
una sostanza celeste madreperlacea, metaforicamente simile alla Materia dell’Unghia, come un ulteriore dato interessante riguarda l’età di
entrambi al momento della loro creazione, quantificato in 20 anni. Inizialmente,
Adamo ed Eva, costituivano un unico essere (l’Androgino), infatti secondo alcune opinioni erano schiena contro
schiena, mentre per altri Eva si trovava su di un lato di Adamo (come Shiva e
Parvati), poi Dio, come Zeus, li separò creando così il Primo Uomo e la Prima Donna.
Inoltre, viene descritta la
conformazione fisica di Adamo che si pensava avesse una statura elevata,
talmente elevata che arrivava sino al Cielo,
da dove egli poteva scorgere da una parte all’altra del Mondo, grazie anche
alla “Luce Celeste” creata da Dio.
Secondo l’esegesi ebraica, Adamo poté vedere in visione divina tutti gli
Zaddiqim della storia, i giusti, così come tutte le anime delle generazioni
successive, i Saggi ed i Re del popolo ebraico. (Midrash Tankhuma Bereshit)
L’Adamo biblico, perciò è l’Ha-Rishon (“il
Primo”), ma anche colui che racchiude le Anime di tutti gli Uomini, mentre nella Cabala è l’Ha-Kadmoni (“l’Originale
o Uomo delle Origini”) il primo dei Cinque
Mondi Spirituali completi nella creazione, quello che sta sopra ed è
distinto dall’Adam Ha-Rishon biblico che invece sta sotto e che comprendeva in
sé tutte le future anime umane prima del Peccato
Originale.
Adam Qadmon è “l’Uomo Superno” non inteso sul piano fisico ma come modello
astrale, celeste, metafisico e da cui avrà poi origine l’Umanità della
dimensione terrena. Il suo regno spirituale è rappresentato dal Sephirah Keter,
la “Corona”, ovvero la specifica
volontà divina del piano successivo della Creazione[12]. Sempre secondo l’esegesi
ebraica, l’Uomo, in quanto ultima
creatura concepita, è la più perfetta e completa di tutto il Cosmo, e come tale racchiude
ontologicamente ogni elemento spirituale e materiale, diventando così il più
fedele alla totalità e alla completezza della Sapienza Divina. Corrisponde energeticamente, inoltre, all’Albero della Vita, rappresentando così
la manifestazione divina sul piano dimensionale umano, dove le 10 Sephirot, di
cui consta lo stesso Albero,
corrispondono alle parti del suo Corpo.
Adamo, inoltre è presente anche in altre
culture del mondo, come in quella persiana, dove viene indicato come Spirito del Bene Assoluto che, fattosi Uomo, alla fine dei tempi sconfiggerà
l’Adam Belial, l’incarnazione del Male
Assoluto (o suo doppio malvagio). Nel Dizionario
Filosofico, alla voce “Adamo”,
Voltaire cita il fatto che negli scritti vedici sia riportata la storia di un
uomo chiamato Adimo e di sua moglie Procriti, infatti presso gli antichi brahmani,
enormemente anteriori al popolo ebraico, il Primo
Uomo, Adimo, “il figlio della terra”,
conviveva con la moglie Procriti, “la
vita”.
Anche nei Mandei, la sola religione
gnostica sopravvissuta al Mondo, si dice che l’Essere Supremo, creatore dell’Universo e delle divinità minori[13], emanò “Cinque Esseri di Luce” che
automaticamente originarono “Cinque
opposti Esseri delle Tenebre”. Come negli altri sistemi gnostici
preesistenti, questi semidei crearono a loro volta e governarono l’Universo Materiale, compresa la Terra,
raccontano, inoltre, che persino il Genere
Umano fu creato da un semidio e che, a seconda delle varie versioni del Mito, prende il nome di Hiwel Ziwa o
Ptahil (quest’ultimo simile a Ptah, il “Creatore”
o Demiurgo egizio). I primi uomini fisici
creati furono poi Adamo ed Eva, Adam Paghia e Hawa Paghia, con degli opposti “occulti” in Adam Kasya e Hawa Kasya.
L’Islam, inoltre, riserva a Adamo una
posizione di enorme importanza, essendo considerato il primo profeta
dell’Islam e, quindi, il primo musulmano, ovvero anche il Primo Uomo sottomesso alla volontà divina. Nel Corano, con queste parole viene annunciata agli Angeli la sua creazione: «Il giorno che {Allah} decise di crearlo
{l’essere umano}, comunicò questa Sua decisione agli Angeli. Essi dissero:
“Vuoi forse creare chi porterà la corruzione e spargerà il sangue sulla Terra?”
{Allah} disse: “In verità, Io so ciò che voi non sapete.”» (Sura al-Baqara/
La Giovenca, 2:30).
Per dimostrare agli Angeli che nell’Uomo, c’era
molto più di quanto allora non conoscevano, Allah insegnò a Adamo i nomi di
tutte le cose, mostrando poi loro le sue grandi capacità intellettive.
«Insegnò
a Adamo tutti i nomi {tutte le realtà}. Quindi chiese agli Angeli: “Ditemi ora
i loro nomi”. Dissero: “Non v’è sapere in noi all’infuori di ciò che Tu Stesso
ci hai insegnato {non possiamo imparare ciò che tu stesso non ci hai
insegnato}”. Egli disse a Adamo: “O Adamo, informali dei nomi di queste
{cose}”; quando {Adamo} li mise al corrente dei nomi di quelle {cose}, Allah
disse agli Angeli: “Non vi avevo forse detto che Io conosco l’Arcano dei Cieli
e della Terra {conosco ciò che sicuramente non conoscete}, ciò che voi
manifestate e ciò che tenevate nascosto?”» (Sura al-Baqara, La Giovenca
2:31-33).
Adamo, si racconta nei testi islamici,
fu plasmato con la Terra (fango di argilla) fatta raccogliere da Dio dagli Angeli nel luogo dell’attuale Mecca, precisamente dove si trova la
Kaʿba (il Cubo). Egli mandò per primo
l’Arcangelo Gabriele ma la Terra parlò e giurò in nome di Allah che non le si
sarebbe presa della Materia, così si
rivolse all’Angelo Michele (Mikail), ma non ne prese perché nuovamente venne
intimato. Infine, fu la volta dell’Angelo
della Morte che, fedele al comando di Allah, non rispettò il giuramento
della Terra, prese 40 cubiti di essa e li condusse al suo Signore per plasmare l’Uomo.
Una volta plasmato, Adamo restò inerte per lungo tempo, come una statua di
terracotta, con il Corpo che
risuonava al tocco di Iblis (il Diavolo),
finché Allah gli mandò il suo soffio vi-tale, animandolo. Nel Corano, tale processo di Creazione dell’Uomo e la sua natura Duale, materiale e spirituale, è così
descritta.
«È
colui che ha perfezionato ogni cosa creata e dall’argilla ha dato inizio alla
creazione dell’uomo, quindi ha tratto la sua discendenza da una goccia d’acqua
insignificante, quindi gli ha dato forma e ha insufflato in lui del Suo spirito.»
(Sura as-Sajdah, 32:7-9)
Nella Filosofia dei Drusi[14], un gruppo etno-religioso
costituito dai seguaci di una religione monoteista di derivazione musulmana
sciita, il viaggio adamico sarebbe iniziato 7000 anni fa, in quanto possibilità
concessa all’Umanità di conoscere il proprio Creatore. Similmente ad altri Cicli
precedenti, lo stesso accade nelle passate Ere
della Terra, dove dopo ogni cataclisma che colpì il pianeta, si generò
successivamente una nuova umanità.
«Ci
sono state e ci saranno ancora una volta, molte distruzioni del genere umano
derivanti da molte cause; i più grandi sono stati causati dagli agenti del
fuoco e dell’acqua e altri quelli minori da innumerevoli altre cause.»
Dai testi ismailiti, inoltre, sappiamo
che l’Adam a cui si riferisce Dio nel Corano
è il Primo Uomo ad essere stato
creato sulla Terra, anche se prima di lui vivevano già altri essere spirituali.
In ulteriori interpretazioni, si dice addirittura che furono creati altri
50.000 Adami prima dell’attuale, e
questa eventualità potrebbe far pensare a dei tentativi mal riusciti da parte
di questi esseri spirituali viventi, che alle prese con una non meglio
specificata ingegneria genetica molecolare, arrivarono poi alla forma finale.
«Davvero
pensate che questo sia il solo Mondo che Dio ha creato? E voi l’unica razza
umana? Certamente no, perché Lui ha creato migliaia e migliaia di mondi con
migliaia e migliaia di Adami e voi vi basate solo sull’ultimo di questi e
all’ultimo di queste umanità adamitiche.» (Muhammad al-Bāqir)
Micromegas, un “romanzo
fantascientifico” di Voltaire
Micromegas o Micromega
è un racconto filosofico scritto da Voltaire nel 1752, che racconta del viaggio
di un filosofo di Sirio che venendo nel nostro Sistema Solare, incontra un altro filosofo, ma di Saturno. Nei suoi
innumerevoli viaggi, il siriano Micromega
ha visto o conosciuto esseri di ogni genere e sorte, infinitamente grandi ed
intelligenti ma anche piccolissimi (almeno ai suoi occhi di Gigante), per cui si avvicina al
saturniano con sincera curiosità.
«In
uno dei pianeti che girano intorno alla stella che si chiama Sirio, c'era un
giovane molto intelligente, che ho avuto l'onore di conoscere durante il
recente viaggio che ha fatto nel nostro piccolo formicaio. Si chiamava
Micromega, nome perfettamente adatto a tutte le persone grandi. Era alto otto
leghe, voglio dire ventiquattromila passi geometrici di cinque piedi ciascuno.»
Dopo essersi conosciuti decidono di
intraprendere un viaggio insieme, e così facendo giungono rapidamente sulla
Terra. Il nostro pianeta, inizialmente sembra loro disabitato, in quanto tutte
le forme di vita presenti risultano microscopiche ai loro occhi, ma poi si
imbattono in una spedizione di scienziati e filosofi di ritorno dal circolo
polare artico, in viaggio su di una grande nave. Solo utilizzando un diamante
come microscopio riescono finalmente a distinguere i piccoli terrestri, e si
stupiscono dell’esistenza di creature così minuscole, restando addirittura
sbigottiti nel constatare che es-seri, ai loro occhi tanto insignificanti, sono
in realtà in grado di comunicare e di effettuare studi matematici. Il libretto
si conclude, poi, con la consegna ai terrestri da parte del siriano Micromega, di un libro contenente il
senso della vita. «Promise loro che
avrebbe composto un bel libro di filosofia, scritto in piccolo per loro uso, e
che in quel libro avrebbe svelato l'essenza delle cose. Infatti, prima di
partire diede loro il volume: lo portarono a Parigi, all'Accademia delle
Scienze; ma quando il segretario l'ebbe aperto, vide che il libro era tutto
bianco: Ah! disse mi pareva bene!»
Seppure il libro fosse uscito nel 1752,
mentre l’autore si trovava in Prussia, sembra che il racconto fosse stato
elaborato nel 1739 nel “Voyage du baron
de Gangan”, inviato sempre in quell'anno al Re Federico II, a dimostrazione
ci sarebbe una dichiarazione dello stesso autore del 1752, quando scrisse di «une ancienne plaisanterie» (un vecchio
scherzo). Del resto, in Micromega di
Voltaire, viene riproposta la storia di Maupertius e dei suoi compagni che il 5
luglio del 1737 naufragarono nel golfo di Botnia, ritornando da una spedizione
in Lapponia con cui si voleva dimostrare come il pianeta fosse schiacciato ai
poli.
[1] Il nome Adam e il "rosso",
stabilisce anche un collegamento della tradizione ebraica con quella Atlantidea, esotericamente conosciuta
come Razza Rossa.
[2] Fra i derivati della radice adam,
troviamo la parola edom, che significa "rosso di capelli" e differisce da Adam soltanto per le vocali.
Nella Bibbia, Edom, è un soprannome
di Esaù, da cui deriva il nome di Edomiti, dato ai suoi discendenti.
[3] Marte è anche detto, in sanscrito Mangala, e ne rappresenta il pianeta,
così come diverrà il San Michele della successiva cristianità; non a caso su
molti templi romani dedicati a Marte, sono state edificate chiese in onore di
questo Arcangelo.
[4] Gli animali consacrati a Marte sono il Cane, il Lupo, il Picchio Verde e
l’Avvoltoio.
[5] Ricordiamoci che i latini erano di
origini indoeuropee.
[6] Termine da accreditare.
[7] Oggi sappiamo che Phobos compie un giro
intorno a Marte in circa 8 ore, e Deimos in 30!
[8] Un ulteriore Mito narra che Efesto cercò di possedere Atena, ma la dèa scomparve
e il seme di Efesto penetrò nella Terra (Gea), che partorì Erittonio, il più
tardo gnostico-mitraico, Abraxás.
[9] Adamo con Eva, ebbe numerosi figli
(oltre a Caino e Abele) tra cui Set, e che la tradizione narra che furono in un
numero compreso tra 14 e i 140! Gli stessi Caino e Abele sposarono le sorelle
gemelle Calmana e Deborah. Dopo la morte di Abele, Caino sposò sua sorella Awan
e generò un figlio, Enoch. Set sposò la sorella Azura, di quattro anni più
giovane, che diede alla luce Enos, e così via di seguito. Inoltre, restando 130
anni lontano da Eva, Adamo insieme a Lilith concepì numerosi Demoni, sprecando il suo seme.
[10] Adamu si ritrova anche nella lista dei
re Assiri riportata su un documento dell'inizio del I millennio a.C.
[11] Secondo una credenza popolare
abbastanza diffusa, gli uomini avrebbero una costola in meno rispetto alle
donne, eredità dell'asportazione subita da Adamo. In realtà sia uomini che
donne hanno lo stesso numero di costole. In passato, questa credenza, fu una
vera e propria tesi scientifica accettata e consolidata, derivante dal racconto
biblico ed imposta di fatto come dogma dalle autorità religiose.
[12] Corrisponde cabalisticamente anche
all’arcangelo Metatron.
[13] Essi credono in una gerarchia di dèi e
semidei, maschi e femmine, con una netta divisione tra gli Spiriti della Luce e quelli delle Tenebre.
[14] L'etimologia della parola deriva
dall'egiziano al-Darazī. Egli fu uno dei primi esponenti di una nuova dottrina
riformista originatasi in Egitto agli inizi dell'XI secolo, all'interno della
corrente ismailita, allorché alcuni teologi dichiararono che l'allora regnante
imam fatimide al-Hakim era una figura divina; i drusi stessi lo considerano,
ancora oggi, un eretico.
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"Il Cammino del Viandante" di Federico Bellini
Parte II - Antropogenesi / Lezione 6, 6.1 - Il Laboratorio Marziano